Lo studio, i traumi si ereditano. Da genitori a figli e nipoti fino alla terza generazione

I ricercatori del Brain Research Institute dell’Università di Zurigo sono riusciti a identificare piccole frazioni di materiale genetico chiamato microRna. Si tratta di brevi sequenze, veicoli con cui vengono trasmesse le istruzioni per costruire le proteine ma conservano anche la memoria di eventi traumatici. Lasciano cicatrici indelebili, segni che si tramandano per generazioni. I traumi possono essere ereditari, le paure passare da padre in figlio. E segnare vite. Queste trasmissioni genetiche sono state studiate sui topi ma probabilmente hanno effetto anche sull’uomo. Il processo per il quale i traumi possono essere tramandati fino alla terza generazione. Il segreto di questa ereditarietà si nasconde nei microRna, molecole genetiche che regolano il funzionamento di cellule, organi e tessuti. Il trauma altera questi ‘registi molecolari’, e il difetto viene passato alla progenie attraverso i gameti. A svelare un meccanismo finora misterioso è uno studio dell’università di Zurigo, pubblicato su ‘Nature Neuroscience’. Coordinati da Isabelle Mansuy, i ricercatori del Brain Research Institute sono riusciti a identificare alcuni componenti chiave di questo processo, piccole frazioni di materiale genetico chiamato microRna. Si tratta di brevi sequenze, i veicoli con cui vengono trasmesse le istruzioni per costruire le proteine ma conservano anche la memoria di eventi traumatici. “Ci sono malattie come il disordine bipolare che si tramandano in famiglia nonostante non siano riconducibili a un particolare gene”, ricorda Mansuy, docente all’Istituto federale di tecnologia (Eth) e dell’ateneo di Zurigo. Per identificare il meccanismo sono stati messi a confronto topi adulti che erano stati esposti a condizioni traumatiche nei primi anni di vita con altri topi, non traumatizzati. I ricercatori hanno studiato il numero e il tipo di microRna nei roditori traumatizzati e hanno scoperto che lo stress traumatico altera per eccesso o per difetto la quantità di numerosi microRna nel sangue, nel cervello e nel liquido spermatico. Modificazioni che influenzano il funzionamento delle cellule regolate da queste mini-molecole. Gli studiosi hanno osservato che i topi traumatizzati modificavano il loro comportamento. Per esempio perdevano la naturale avversione agli spazi aperti e alla luce, e mostravano segni di depressione. Caratteristiche che tramite lo sperma venivano trasferite alla prole, anche se gli esemplari della progenie non subivano stress o traumi. Anche il metabolismo dei cuccioli di topo stressato cambiava: i livelli di insulina e di zuccheri nel sangue, ad esempio, erano inferiori rispetto a quelli dei topolini nati da genitori non traumatizzati. “Siamo stati in grado di dimostrare per la prima volta – riassume Mansuy – che le esperienze traumatiche influenzano il metabolismo a lungo termine, che i cambiamenti indotti sono ereditari” e che gli effetti del trauma ereditato sul metabolismo e i comportamenti psicologici persistono fino alla terza generazione. “Lo squilibrio dei microRna nello sperma si è dimostrato un fattore chiave per il passaggio degli effetti deltrauma da genitore a figlio”. Anche se molte questioni restano aperte e dovranno essere chiarite in studi successivi, puntualizzano gli autori, la conclusione è che “i condizionamenti ambientali lasciano tracce nel cervello, negli organi e nei gameti, e attraverso i gameti queste tracce vengono trasmesse alla generazione successiva”. L’èquipe zurighese sta cercando adesso di verificare se anche nell’uomo i ‘colpevoli’ siano i microRna. Tratto da: La Repubblica Scienze del 13.4.2014

L’Oriente attraverso la Medicina Tradizionale Cinese

La Medicina Tradizionale Cinese è un’antichissima disciplina di ricerca della salute e dell’armonia attraverso il riequilibrio energetico del corpo-mente. È una medicina dei Soffi, l’arte di ristabilire l’armonia funzionale degli scambi fra i diversi Soffi (energia, QI). L’oggetto di questa medicina energetica è la regolazione dei Soffi costitutivi e animatori dell’uomo in seno ai Soffi costitutivi e animatori dell’Universo. Ciò che è giunto fino a noi è il risultato dell’integrazione e sistemazione, nel corso della sua evoluzione, delle diverse filosofie con cui è entrata in contatto ed in particolare col pensiero taoista, la Scuola confuciana e la Teoria dei cinque elementi. Questa tradizione considera l’universo come un campo di energia, risultato della perfetta interazione dei due principi cosmici fondamentali: Yin/Yang. Vi è una visione olistica, analogica dell’essere umano, secondo cui la salute ed il benessere sono la conseguenza dell’equilibrio psicologico, energetico, fisiologico e spirituale dell’uomo. L’osservazione e la catalogazione delle corrispondenze ha portato l’uomo nel corso dei millenni ad ipotizzare una conoscenza esaustiva della realtà dove ciò che succede nel Macrocosmo (Cosmo) accade in piccolo – per analogia – nel Microcosmo (Uomo). Attraverso la comprensione del cosmo, dell’universo e della natura si arriva, per il taoismo, alla comprensione di se stessi, alla propria crescita individuale. Non esiste la dicotomia tra bene/male, giusto/sbagliato, ecc.., gli opposti diventano aspetti equivalenti della stessa realtà/fenomeno, che li comprende al suo interno. Il cambiamento del punto di vista dell’osservatore fa cambiare il valore etico-morale dell’interpretazione di ogni avvenimento. Non esistono valori assoluti, ma solo valori relativi al sistema/modello preso come misura di riferimento. La concentrazione dell’attenzione va invece indirizzata nei confronti dell’osservazione della natura e delle sue manifestazioni, che sola permette di riconoscere le caratteristiche del Tao. Ed è proprio la natura a suggerire l’idea dello Yin/Yang, le polarità costitutive del simbolo del Tao, che rappresenta il concetto più importante e caratteristico del taoismo. L’osservazione dell’alternanza ciclica del giorno e della notte viene simbolicamente correlata al lato ombroso e a quello soleggiato di una collina, un’unica realtà che porta in sé sia l’ombra che la luce, gli opposti universalmente congiunti, che eternamente si rincorrono ed avvicendano l’un l’altro. Qualsiasi sintomo fisico o psichico non rappresenta, quindi, il segno di un’affezione localizzata, ma è la spia di uno squilibrio dell’organismo nella sua totalità. Non segue, quindi, la tendenza allo smembramento dei singoli componenti, alla ricerca del sempre più piccolo, perdendo di vista lo scopo, l’unità: l’Uomo ed il suo equilibrio psicofisico, immerso nell’ambiente circostante. Inserito nel Macrocosmo, anche l’Uomo è alimentato dallo stesso flusso di energia vitale, il Qi (Soffi), che scorre all’interno del corpo lungo la rete dei meridiani, gli invisibili canali che costituiscono il sistema di collegamento fra gli organi e le funzioni vitali. Il Qi è il prodotto dell’interazione di Yin/Yang e costituisce la base del mondo dei fenomeni. Nel corpo umano il Qi è l’agente del movimento e della trasformazione, il principio che muove, riscalda e protegge dalle influenze esterne. A livello psicologico il suo libero fluire ci consente di cambiare stato, di alternare diverse emozioni passando dal lavoro al piacere, dall’attività al riposo. La salute ed il benessere fisico non sono quindi che la naturale conseguenza dell’armonica circolazione del Qi, mentre i suoi squilibri favoriscono l’insorgere delle malattie. Qui si manifesta l’originalità del pensiero taoista: l’opposizione c’è, come la natura insegna, ma è relativa: il buio esiste solo se confrontato con la luce, ed ogni realtà non è mai assoluta. La forma è generata dal senza forma, così come poi la forma porterà al senza forma. Questa esistenza prima dell’esistenza, questo “senza forma”, questa potenzialità non ancora espressa è indicata con il termine Tao, letteralmente “la Via”, la matrice dell’Universo. Dall’oscuro mistero emerge qualcosa che è chiamato “WuJi”, il “non-polo”, l’embrione di un’esistenza con ancora polarizzata e quindi non ancora differenziata. Per questo il simbolo è un cerchio vuoto. Questo cerchio vuoto si riempio nel simbolo del TaiJi, ” Il grande polo”. Il Taiji è la differenziazione presente in potenza, ma ancora non in atto. E’ ancora unità, ma contiene in sé il germe della divisione e quindi della nascita. Il simbolo dà l’idea di una marea che sale e retrocede, la fusione del bianco nel nero e del nero nel bianco, di unione nella contrapposizione e, naturalmente, di movimento. Al centro della zona nera (Yin) si trova un punto bianco, così come al centro della zona bianca (Yang) si trova un punto nero, per evidenziare come in ognuna delle due componenti sia contenuto il germe dell’altra, proprio come nel solstizio d’inverno, sotto la neve, è già vivo il seme del rigoglio dell’estate. L’iscrizione delle due metà in un cerchio comunica l’idea dell’intima fusione dei due aspetti, che insieme costituiscono la totalità della vita. Il Tao ruota e, ruotando, si configura in perpetua e inevitabile trasformazione. Bibliografia:Il libro della Medicina Tradizionale Cinese – Carlo Moiraghi – Fabbri EditoreElementi di Medicina Tradizionale Cinese – J. Schatz C. Larre E. Rochat De La Vallèe Edizioni Jaca BookElementi di Medicina Tradizionale Cinese – F.Bottalo Rosa Brotzu – Edizioni XeniaMedicina Cinese – Ted J. Kaptchuk – Red EdizioniMedicina Tradizionale Cinese – M. Corradin C. Di Stanislao M. Parini Casa Editrice AmbrosianaTeoria e pratica Shiatsu – Carola Beresford Cooke – ed. UTET

Salute e malattia: i Cinque Movimenti della MTC-estratto dal libro EnneaMediCina

Ogni uomo, alla nascita è dotato di un patrimonio energetico ereditario, il Qi ancestrale, trasmesso dai genitori e fonte di ogni vitalità. E’ una forza non modificabile né rinnovabile e, una volta esaurita, l’individuo muore: deve pertanto essere protetta. Accanto al Qi originario ci sono anche due energie fondamentali assimilabili dall’ambiente esterno: l’energia respiratoria, assorbita tramite l’ossigeno presente nell’aria e quella alimentare, ricavata dal cibo consumato. Queste due forme di energia sono continuamente reintegrabili. Per il mantenimento della salute è quindi indispensabile prestare attenzione alla qualità dell’alimentazione, allo svolgimento delle ginnastiche mediche e alla pratica di esercizi respiratori. Secondo le antiche teorie cinesi, l’universo è costituito da cinque elementi primordiali: Legno, Fuoco, Terra, Metallo, Acqua. La Teoria dei cinque Movimenti classifica la maggior parte dei fenomeni naturali in cinque categorie. Durante la dinastia degli Han Occidentali (206 a.C. – 24 d.C.), la teoria dello Yin/Yang fu integrata con quella dei Cinque Movimenti, determinando un unico sistema “Yin Yang Wu Xing Xue”, concepito come un flusso del Qi, dove a ogni movimento corrisponde una fase del ciclo a cinque di trasformazione dello Yin/Yang. La Terra, essendo la base di ogni trasformazione, è collocata al centro. Viene associata al colore giallo, permette di seminare, crescere, maturare; simbolizza la fine dell’estate ed esprime l’equilibrio tra le polarità Yin/Yang. Il Legno, associato al colore verde, simbolizza la vegetazione che nasce dalla terra e si risveglia in primavera, passaggio dallo Yin allo Yang, dal buio alla luce. Il Fuoco comprende tutto ciò che brucia e sale: associato al rosso e all’estate, con la sua mobilità, la luminosità e il calore esprime lo Yang per eccellenza. Il Metallo, colore bianco, rappresenta la durezza ma anche la capacità di essere malleabile e sapersi trasformare. La stagione che lo caratterizza è l’autunno, passaggio dallo Yang allo Yin, dalla luce al buio con il ritorno degli influssi del Cielo verso la Terra. L’Acqua corrisponde al massimo dello Yin, al buio, al freddo, all’inverno, al colore nero. I Cinque Elementi (o Movimenti) non vanno intesi come sostanze passive e statiche, ma come forze dinamiche impegnate in una trasformazione ciclica. Il primo modo di muoversi dei cinque elementi è quello di “generazione”: il Legno genera il Fuoco, che con le proprie ceneri genera la Terra. Da questa si estrae il Metallo, che si liquefà generando l’Acqua, con la quale si genera il Legno. Questo ciclo continuo assicura la generazione e la trasformazione in natura. In questo ciclo si contemplano due relazioni, quella tra la “madre” che genera e il “figlio” che è generato. Il secondo modo di rapportarsi degli elementi è detto ciclo di “dominazione o di temperanza”, perché la generazione eccessiva può danneggiare gli elementi, mentre un reciproco controllo li mantiene in equilibrio. Chiamato anche legge “nonno-nipote”, stabilisce che ogni movimento controlla il secondo che lo segue nella sequenza di generazione ed è a sua volta controllato dal secondo che lo precede, pertanto: il Legno controlla la Terra che a sua volta controlla l’Acqua che controlla il Fuoco, che controlla il Metallo che infine controlla il Legno. Quando non vi è più coordinazione tra i cinque elementi, appaiono due cicli anormali. Il primo di essi è detto di “inibizione”. Il controllo è fatto seguendo lo stesso ordine del ciclo di temperanza, ma in maniera eccessiva. Ad esempio un Legno molto forte non potrà essere temperato dal Metallo e la Terra che normalmente è l’elemento dominato dal Legno ne risulterà ferita. L’ultimo ciclo esaminato è detto di “rivolta”. Qui la dominazione è controcorrente (senso antiorario). Ad esempio i Soffi del Metallo naturalmente dominano il Legno ma se quest’ultimo è troppo forte o il primo troppo debole ci sarà la cosiddetta “rivincita” del Legno sul Metallo. A ogni elemento è collegata una parte del corpo umano: il Legno al Fegato; il Fuoco al Cuore; la Terra alla Milza-Pancreas; il Metallo ai Polmoni; l’Acqua ai Reni. Il terapeuta deve sempre tenere presenti i rapporti di interdipendenza tra organi e funzioni del corpo, emozioni, situazioni climatiche, ambientali e stagionali. La Medicina Cinese diventa, così, una scienza metaforica volta ad aiutarci a capire che siamo parte della natura. Ad ogni fenomeno corrisponde una stagione, un punto cardinale, un’energia del cielo, una mutazione naturale, un colore, un sapore, un suono, un organo, un viscere, un organo di senso, una parte del corpo, un’emozione, una secrezione, una struttura individuale( ved. tabella allegata). Psicologicamente mira ad aiutare la persona a riconoscere il proprio ruolo in quanto parte di un sistema universale e a stabilire, mantenere e favorire l’integrazione di tutti i vari aspetti di tale sistema. Bibliografia:Elementi di Medicina Tradizionale Cinese – F.Bottalo Rosa Brotzu – Edizioni XeniaMedicina Cinese – Ted J. Kaptchuk – Red EdizioniMedicina Tradizionale Cinese – M. Corradin C. Di Stanislao M. Parini Casa Editrice AmbrosianaElementi di Medicina Tradizionale Cinese – J.Schatz, C. Larre, E. Rochat De La Vallèe – Jaca Book APPARTENENZA DEI FENOMENI AI 5 MOVIMENTI MovimentiFenomeni Legno Fuoco Terra Metallo Acqua Stagioni Primavera Estate Tarda estatePassaggio Autunno Inverno Direzioni Est Sud Centro Ovest Nord EnergieCosmiche Vento Calore Umidità Secchezza Freddo Mutazioni Nascita SviluppoMaturità TrasformazioneMutazione RaccoltaMessa in riserva ConservazioneMorte Colori Verde/blu Rosso Giallo Bianco Nero Sapori Acido Amaro Dolce Piccante Salato Suoni Xu He Hu Shi Chuei Organi (Zang) Fegato Cuore/MC Milza Polmone Reni Visceri (Fu) VescicolaBiliare Intestino TenueTriplice Focolare Stomaco IntestinoCrasso Vescica Organi di senso Occhi Lingua Bocca Naso Orecchie Parti del corpo MuscoliTendini Vasi sanguigni Carne Pelle/Peli OssaMidollo Emozioni Collera Gioia RiflessionePensiero Tristezza Paura Secrezioni Lacrime Sudore Saliva Muco (nasale) Bava Strutturaindividuale SeccoAsproSegaligno Attivo e caldo Dolce, saldo“centrato” LongilineoPallidoDinamico MollePlacido

Medicina Cinese – La creazione della vita: le leggi

Estratto dal libro: EnneaMediCina ORIENTE Due Essenze si uniscono, lo spirito appare.(Huang Di Nei Jing Ling Shu) Per la cultura cinese l’universo è governato da leggi che si applicano ad ogni aspetto del creato. Le più rilevanti, anche ai fini di questo lavoro, sono quelle dello Yin/Yang, dei Cinque movimenti e delle Sei Energie. 1.Yin /Yang: etimologia dei segni.Esaminando i caratteri cinesi di Yin/Yang si nota come siano entrambi formati da un radicale che significa collina, altura. Nell’ideogramma simboleggiante lo Yin vi è un carattere che significa nuvola, mentre nell’ideogramma che significa Yang vi è un carattere raffigurante il sole sopra l’orizzonte, con i suoi raggi diretti verso il basso. Il carattere Yin indica quindi il lato in ombra di una collina, mentre il carattere Yang indica il lato esposto al sole. La vita ha origine dall’unione di un aspetto attivo (lo Yang, il Cielo), con un aspetto passivo (lo Yin, la Terra).Dall’unione di un ovulo con uno spermatozoo ha origine l’Uomo, il Tre, l’aspetto neutralizzante. Il numero Tre racconta, quindi, dell’instaurazione dell’ordine cosmico tra ciò che è in alto, il Cielo (energia elettrica), e ciò che sta in basso, la Terra (energia magnetica). Lo spazio centrale è il luogo dove vive l’uomo, figlio di queste energie e trasduttore di elettromagnetismo; solo un movimento equilibrato di elettricità (Cielo) e magnetismo (Terra) al suo interno, lo manterrà in equilibrio e salute. L’uomo è costituito dalla correlazione tra il manifesto Yin (corpo) e l’incorporeo Yang (mente, spirito, emozioni). Egli risponde a tutte le leggi cosmiche, per le quali tutto è Soffio e tutte le parti si collegano, in una perfetta alternanza di Yin/Yang. E’ considerato Yin tutto ciò che : è freddo; è calmo; è a riposo; è inattivo; è buio; discende; è interiore; si riduce; è basso, ecc.. E’ classificato Yang tutto ciò che: è caldo; risplende; è luminoso; riscalda; è attivo; e mobile, ecc. Il concetto di Yin/Yang può essere utilizzato per comprendere e spiegare la natura di tutto il creato: lo stato della materia solidificata è Yin, mentre quello sottile ed espanso è Yang. Così un solido ha una forte caratteristica Yin poichè è statico, pesante, pieno, duro e freddo, mentre un vapore è Yang perchè è leggero, tende a salire e può facilmente trasformarsi. Lo stesso concetto di Yin/Yang permette di interpretare l’evolversi ciclico dei fenomeni dell’Universo. All’alba lo Yang inizia ad aumentare e raggiunge il suo picco a mezzogiorno, per iniziare a diminuire nel pomeriggio. La sera lo Yin è forte e guadagna il suo vertice a mezzanotte. Ugualmente per ciò che riguarda le stagioni: l’inverno è freddo, tutto è immobile e ghiacciato e la natura riposa. Poi, con l’arrivo della primavera, le piante rifioriscono e la vita riprende il suo corso. È durante la canicola estiva, nel momento di massimo calore che scoppiano i temporali, che preannunciano il nuovo cambiamento di stagione. La temperatura si fa più fresca in autunno e la natura si prepara al lungo freddo dell’inverno. Ogni picco contiene la radice del cambiamento; l’apice dello Yin preannuncia l’inizio di un nuovo ciclo Yang e viceversa. Tutto ciò è graficamente raffigurato dal simbolo del “TaiJitu” Taijitu”l’Ultimo Supremo”. All’interno di ogni polarità è racchiuso il seme della polarità opposta. Nello Yang, il punto nero, racconta della trasformazione in embrione nello Yin, e viceversa. Troviamo gli stessi principi anche all’interno del microcosmo Uomo. E’ all’ apice della felicità che un fremito di tristezza scuote gli animi, così come nei periodi di sconforto la vita spinge a lottare. Yin/Yang, quindi, si bilanciano a vicenda; quando lo Yang è al massimo lo Yin è al minimo e viceversa. Le stagioni, il giorno e la notte, l’attività e il riposo, sono esempi della continua alternanza di Yin/Yang. Negli organismi viventi in salute vi è un continuo equilibrio dinamico dello Yin /Yang, mentre vi è uno sbilanciamento verso una delle due polarità nel caso di malattia (continua…) Miti e cultureLa nuova visione olistica dell’uomo nel mondo occidentale, che sta ora gradualmente sostituendo la versione meccanicistica di cartesiana memoria, ha l’importante valenza di ricollegamento di ciò che negli ultimi secoli era stato diviso: mente e corpo, spirito e materia, psiche e soma, anima e cuore. Una contrapposizione in realtà solo apparente, così com’è apparente l’inconciliabilità tra Yin/Yang nel Tao. A questo punto si può affermare che: tutti i modelli culturali sono empirici, in quanto si basano sull’attenta e raffinata osservazione dell’uomo e della natura che può vantare millenni di esperienza; ogni filosofia nasce in un preciso contesto culturale e ne utilizza linguaggio e convenzioni per poter comunicare senza incertezze quanto viene osservato. Cambia solo il modello usato in quanto specifico della realtà culturale in cui si è formato; i due modelli trovano una più completa collocazione solo se uniti in una visione unitaria e globale (continua…) OCCIDENTE Il sistema nervosoIl diciottesimo giorno, quando l’embrione umano è lungo circa un millimetro e mezzo, il foglietto embrionale ectoderma si ispessisce sulla regione dorsale e forma un’invaginazione, la “doccia neurale”, da cui si formerà tutto il sistema nervoso. Il sistema nervoso può essere ripartito in strutture interconnesse e cooperanti fra loro, denominate: Sistema Nervoso Centrale e Periferico. Il sistema nervoso centrale (SNC) è formato dal midollo spinale e dall’encefalo. L’encefalo è organizzato in diverse strutture, come il midollo allungato o bulbo, il ponte, il mesencefalo, il diencefalo, il telencefalo e il cervelletto. Sono collegate all’encefalo, anche, le funzioni cognitive superiori come l’intelligenza, la memoria, l’apprendimento e le emozioni. L’encefalo è anatomicamente costituito dal cervello, dal tronco encefalico e dal cervelletto. La funzione del sistema nervoso centrale è quella di completare e coordinare le percezioni sensoriali originate sia all’esterno, che all’interno del corpo e di creare delle risposte motorie che diano avvio o regolino le funzioni di specifiche strutture, come i muscoli o le ghiandole. Il sistema nervoso periferico si divide in due parti principali denominate: sistema nervoso somatico e sistema nervoso autonomo. Il sistema nervoso somatico è composto da fibre nervose periferiche che trasmettono informazioni percettive al sistema nervoso centrale e dafibre nervose motorie che si dirigono verso i

Psicologia ed EnneaMediCina di Liliana Atz

Tutto ciò trova un grande riscontro dell’EnneaMediCina e negli antichi simboli che ne sono alla base, come ben vedremo…. InfanziaPartendo dall’infanzia, in quanto nucleo strutturante l’universo Uomo, vari studi psicologici hanno messo in evidenza quanto il rapporto con la madre e/o le altre figure di riferimento sia determinante nell’attivazione di quei tratti temperamentali che si manifestano fin dal primo anno di vita. Questi tratti rappresentano la matrice biologica da cui, in interazione con l’ambiente, si svilupperanno i tratti di personalità. Questi ultimi vengono definiti come caratteristiche individuali che tendono a rimanere stabili nel tempo e che sono alla base del comportamento osservabile. La prospettiva disposizionale sostiene, infatti, che ogni persona possiede specifiche caratteristiche di natura biologica che la predispongono a manifestare determinati comportamenti in modo più automatico di altri, indipendentemente dal tipo di situazione in cui si trova a interagire. I tratti hanno una base biologica. Il contesto ambientale – fisico, famigliare, sociale e culturale – non è però meno importante di quello biologico potendone modificare, anche radicalmente le caratteristiche comportamentali. Allport (1937) affermava che “con temperamento intendiamo quei fenomeni che caratterizzano la natura emozionale di un individuo e che includono la sua suscettibilità alla stimolazione emozionale, la sua abituale efficacia e rapidità di risposta, la qualità del suo stato umorale; questi fenomeni vengono considerati come dipendenti da elementi costituzionali e dunque in origine ampiamente ereditari”. “Con il termine temperamento” scrive Lisa di Blas “si designa un insieme di caratteristiche individuali, osservabili nel comportamento, che hanno un sostrato genetico e fisiologico, interessano ampiamente l’emozionalità, si manifestano entro il primo anno di vita e sono relativamente stabili nel tempo”. Eysenck afferma che i tratti temperamentali hanno base genetica, tuttavia noi non ereditiamo il comportamento, ma le strutture biologiche che danno origine a quei comportamenti che manifestiamo più frequentemente di altri. Vi sono alcuni intermediari biologici, quali ormoni e neurotrasmettitori, che traducono il potenziale genetico in costanti comportamentali (tratti di personalità). In interazione con l’ambiente, le basi fisiologiche che ereditiamo producono sia quei comportamenti che si possono rilevare in laboratorio (ad esempio ritenzione mnestica, soglia sensoriale), sia quei comportamenti che si osservano in contesti naturali (ad esempio socievolezza, sessualità, aggressività). Si ipotizza che il periodo che va dai 6 ai 12 anni sia determinante nello sviluppo dei tratti di personalità come risultante dell’interazione tra tratti temperamentali e ambiente. I tratti di personalità che Eisenck individua all’interno del suo modello teorico sono tre: Psicoticismo, Estroversione e Nevroticismo. Il primo tratto viene caratterizzato da aggressività, egocentrismo, impulsività, antisocialità e mancanza di empatia. L’Estroversione comprende differenze individuali relative alla socievolezza, attività, vitalità, assertività, ricerca di sensazioni e dominanza. L’ultimo tratto – Nevroticismo – comprende tratti quali ansia, tensione, depressione, emotività, timidezza, umoralità, bassa autostima e sentimenti di vergogna. Pur non essendo ancora stata proposta una concettualizzazione univoca e convincente del termine personalità, risulta altresì utile definirla come “il risultato dell’articolazione reciproca degli aspetti cognitivi, emotivi volitivi e motivazionali del singolo e della loro interazione con l’ambiente (Giannelli, 1993). Di conseguenza una valutazione attenta non può prescindere dal considerare gli aspetti culturali, etici e sociali come fattori pregnanti la struttura personologica di ogni individuo”. La personalità è quindi da intendersi come somma, dei tratti del temperamento, delle emozioni e motivazioni dell’individuo in movimento nello spazio e nel tempo. La comunicazione affettiva si delinea come la prima fonte di stimolo del comportamento del bambino e, successivamente attraverso un processo di internalizzazione, anche la base su cui strutturare l’impalcatura del suo mondo interno. Tale capacità sembra essere profondamente condizionata dal tipo di risposta emotiva di cui ha potuto usufruire nel corso della sua esperienza infantile. Il mondo intrapsichico del bambino è, in questa accezione, la risultante del processo di costruzione dialettica tra le sue originarie competenze emotive, comunicative, responsive e temperamentali con quelle delle sue figure di attaccamento, che, peraltro, dipendono dalle loro modalità di attaccamento, dalle loro caratteristiche temperamentali e dalle loro modalità di regolazione emotiva. Da uno studio di Haft e Slade è emerso come esista una stretto legame tra i modelli operativi interni della madre circa l’attaccamento e la sua modalità di concordanza affettiva con il figlio, delineando con precisione, come ciò diventi uno strumento agevolato nella trasmissione intergenerazionale dei modelli interni di attaccamento. La trasmissione intergenerazionale delle modalità di attaccamento sicuro forniscono, al bambino, una base per arginare le proprie emozioni generando in lui sicurezza e creando una base più stabile per l’evoluzione della funzione di mentalizzazione, la quale a sua volta, facilita la sua attitudine a stabilire relazioni sicure con gli altri. Nel caso di un genitore con un modello di attaccamento insicuro, questi tramanderebbe al figlio anche le difese adottate nei confronti delle proprie emozioni spingendo il bambino a non esprimere alcune sue emozioni per mantenere la relazione con il genitore. Nel far ciò il bambino salvaguarderebbe sia la propria tranquillità che lo stato mentale del genitore (Main,1995). “Il bambino non può trovare se stesso nell’altro” afferma a questo riguardo Fonagy (1998). Altri studi di Grossman e Grossman (1991) pongono in evidenza come “…le madri di bambini insicuri evitanti, a differenza delle madri di bambini sicuri non si dimostrino in grado – nelle situazioni di gioco da loro studiate – di entrare in contatto con le emozioni negative dei propri figli, tenendosi lontane da loro nelle occasioni in cui le esprimono e avvicinandoli unicamente quando essi comunicano emozioni positive….” Cassidy e Kobak nel 1988 “…analizzando la comunicazione affettiva di bambini insicuri evitanti di tre e sei anni nei confronti delle loro madri, evidenziano come essi consolidino le strategie di mascheramento e falsificazione degli affetti negativi riscontrabili già a 12-18 mesi ….riuscendo a comunicare alla madre solo emozioni positive…”. Winnicott (1965) affermava che l’incapacità della madre di rispondere in modo adeguato ai bisogni emotivi del figlio poteva provocare in quest’ultimo “ansie impensabili, quali il sentimento di andare a pezzi, di essere senza orientamento, di precipitare per sempre, influenzando i suoi processi di costruzione e integrazione di un nucleo originario del Sé”. La capacità di riconoscere le proprie emozioni, che il bambino progressivamente articola, senza ricorrere a operazioni difensive di deformazione e di restrizione delle informazioni che le riguardano,