Autismo e Tai Chi chuan
I diversi quadri psicopatologici che interessano i bambini e gli adolescenti hanno una molto alta variabilità individuale, ma è necessario cercare di tenerli separati proprio perché la scelta degli interventi terapeutico-riabilitativi assume sempre caratteri di specificità…..—-Gli autistici (Kanner) sembrano “molto intelligenti” (le mamme spesso li chiamano “piccoli geni”), ma, al lato pratico, dimostrano di non poter utilizzare le loro potenzialità e, quindi, l’espressione cognitivo-intelettiva resta veramente povera. …….le altre attività riabilitative: Arte-terapia-psicodinamica: è forse la pratica con la quale si sono avuti i più importanti miglioramenti. Con questo lavoro si è potuto verificare che all’autistico non manca lo sviluppo simbolico (anche se non c’è la parola), ma manca l’immaginario (che può essere migliorato notevolmente proprio attraverso la pratica dell’arte-terapia). Ippoterapia riabilitativa: raggiungono il livello di poter guidare il cavallo sia al passo che al trotto; senza però arrivare alla pratica del galoppo. Non abbiamo ancora autistici di Kanner che siano giunti ad un livello pre-sportivo o sportivo. Terapia emotivo espressiva e Tai-Chi-Chuan: permettono di guadagnare molto nella comprensione psico-motoria e nella reciprocità.Musicoterapia: in riabilitazione,bisogna sempre lavorare con la musica che libera a volte da posizioni di estrema chiusura su di sé …. (continua)
Tai Chi anti-age: “l’arma della tradizione contro l’invecchiamento”
Secondo un nuovo studio può agire sulle cellule staminali per migliorare la circolazione Praticare il Tai Chi può aiutare ad allungare la vita. Un nuovo studio pubblicato su Cell Transplantation ha infatti svelato che questa arte marziale tradizionale proveniente dalla Cina potrebbe contrastare l’invecchiamento aumentando il numero di un particolare tipo di cellule, quelle che esprimo sulla loro superficie la proteina CD34+, considerate indicatrici della presenza di cellule staminali del sangue coinvolte nel rinnovamento, nel differenziamento e nella proliferazione cellulare. Guidati da Shinn-Zong Lin, esperto del Centro di Neuropsichiatria del China Medical University Hospital di Taichung (Taiwan), gli autori dello studio hanno valutato l’eventuale capacità del Tai Chi di promuovere la longevità confrontando gli effetti ringiovanenti e anti-aging di quest’arte marziale con quelli dell’abitudine di esercitarsi camminando a passo svelto. Gli esperimenti hanno coinvolto per un anno tre gruppi di volontari al di sotto dei 25 anni di età: uno ha praticato Tai Chi, un altro si è esercitato con camminate svelte e il terzo non si è esercitato affatto. “Abbiamo utilizzato volontari giovani – spiega Lin – perché hanno capacità di rinnovamento cellulare migliore rispetto alla popolazione anziana e inoltre volevamo evitare di avere come fattori interferenti malattie croniche e farmaci”. Le analisi condotte hanno svelato che rispetto a chi non fa nessuna attività fisica o a chi si dedicata alle camminate a passo svelto chi pratica Tai Chi ha un numero significativamente maggiore di cellule CD34+. Sulla base di questi risultati, spiega Lin, è possibile ipotizzare che “il Tai Chi predisponga alla vasodilatazione e aumenti il flusso del sangue”. Secondo Paul R. Sanberg, esperto del Center of Excellence for Aging and Brain Repair dell’University of South Florida di Tampa, negli Stati Uniti, “questo studio rappresenta il primo passo verso la prova scientifica dei possibili benefici per la salute del Tai Chi”: tuttavia l’esperto ha sottolinea come “per capire il suo impatto totale sono necessari ulteriori studi su come il Tai Chi possa esercitare benefici in diverse popolazioni e su diversi parametri dell’invecchiamento”. Fonte: Tai Chi per la longevità
Parkinson: il Tai Chi aiuta a migliorare l’equilibrio
La scoperta è stata fatta negli Stati Uniti: questa famosa arte marziale potrebbe aiutare i pazienti a ritrovare in parte l’equilibrio e a migliorare il passo incerto tipico di queste persone. Con risultati che secondo i ricercatori sono duraturi, ma non permanenti. 09 FEB – Non è l’azione di un farmaco o di una terapia clinica, ma uno sport, l’ultima attività che è stata dimostrata aiutare i malati di Parkinson. O meglio, un’arte marziale: il Tai Chi. I movimenti lenti e controllati di questa disciplina sembrano infatti migliorare la stabilità e l’equilibrio dei pazienti affetti dal morbo. A dirlo è una ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine. Secondo lo studio, condotto dal’Oregon Research Institute di Eugene negli Stati Uniti, i miglioramenti durerebbero addirittura per tre mesi, dopo l’attività. “Il Tai Chi sembra giovare molto a queste persone”, ha commentato Fuzhong Li, primo autore della ricerca. “In rapporto a chi fa solo esercizi di stretching, chi pratica quest’arte marziale risulta cadere meno, nonché avere un’andatura più sicura e passi più lunghi”. Il cattivo equilibrio, sia nello stare in piedi che nel camminare, è infatti uno dei tratti distintivi dei pazienti affetti da morbo di Parkinson. “Chiaramente non eliminano i sintomi della malattia”, ha specificato Li. “Non è un farmaco, non cura la patologia. Ma probabilmente può aiutare a rallentare il progresso del morbo”. Per dimostrare quanto riportato nella ricerca, gli scienziati statunitensi hanno considerato 195 anziani affetti dal Parkinson, tutti provenienti dallo stato dell’Oregon. Di questi un terzo è stato iscritto ad un corso di arti marziali, un terzo ha praticato esercizi di stretching e l’ultimo terzo esercizi di resistenza muscolare. La capacità di piegarsi in avanti o spostarsi prima di perdere l’equilibrio veniva misurata su una scala da 0 a cento, e tutti i partecipanti all’inizio del trial, presentavano un valore superiore a 64. L’intero gruppo mandato a scuola di Tai Chi ha dimostrato, dopo aver sostenuto un’ora di questa disciplina due volte a settimana per 24 settimane, di riuscire a stare in piedi senza aiuto, sebbene qualcuno avesse ancora la necessità di un deambulatore per potersi spostare. In media, i punti guadagnati nella scala di equilibrio sono stati 10, contro i 4 del gruppo che praticava esercizi di resistenza. I pazienti che invece erano sottoposti a sedute di stretching alla fine dell’esperimento presentavano invece valori di equilibrio diminuiti di due punti. Chiaramente questi risultati si sono ridotti dopo il termine del trial, tuttavia dopo alcuni mesi dalle lezioni i pazienti riportavano ancora alcuni benefici: il numero di cadute, ad esempio, che durante il periodo di training risultava addirittura dimezzato rispetto ai due gruppi di controllo, continuava a mantenersi migliore in percentuali che variavano tra il 60 e il 70 per cento rispetto a questi nei successivi tre mesi. “È la prima volta che un trattamento per l’equilibrio si dimostra avere risultati duraturi”, ha commentato Li. “E la cosa ancora migliore è che il Tai Chi è anche un’attività economica, che non necessita di particolari strumenti e che può essere praticata ovunque e in ogni momento”. Tratto da: Quotidiano Sanità.it
Tai Chi e sistema propriocettivo 2
I “propriocettori” sono terminazioni nervose sensibili a stimoli provenienti dalle articolazioni, dai muscoli, dai tendini e dalla cute, grazie alle quali è possibile ricavare una sensazione “interna” delle posizioni delle varie parti del nostro corpo.Essi si affiancano agli “esterocettori” che forniscono al cervello informazioni dall’ambiente esterno provenienti dai nostri sensi (vista, tatto, odorato, udito, senso dell’equilibrio) ed agli “interocettori” sensibili ai segnali provenienti all’interno dell’organismo che forniscono informazioni sulle tensioni degli organi interni e sul dolore che ne può derivare.Tutte queste informazioni giungono al sistema nervoso centrale, dove viene elaborata una risposta, che viene immediatamente “rimandata” ai muscoli, dove si traduce nell’esecuzione di movimenti poco dispendiosi e coordinati; quando si subisce un trauma (per esempio una distorsione a una caviglia) si possono danneggiare le strutture anatomiche che contengono i propriocettori. In tal modo si riduce la qualità delle informazioni che quel distretto invia al sistema nervoso centrale.Qualcuno percepisce il mondo principalmente tramite la vista, altri attraverso l’udito e altri ancora tramite il tatto. La realtà viene di solito percepita dal canale predominante, che, nella cultura occidentale, la vista, seguita dall’udito. Canale visivo = vedereCanale uditivo = sentireCanale propriocettivo= toccare/sentire il corpoCanale cinestesico = muoversi Solitamente non si avverte la differenza tra una posizione e un’altra; per esempio, si conosce poco la diversità delle sensazioni provate nel ruotare a destra o a sinistra la testa, così come non si possiede la consapevolezza del proprio corpo e di parte di esso nello spazio. Dovremmo imparare, chiudendo gli occhi, a percepire gli stimoli che ci arrivano dall’ambiente esterno, diventandone consapevoli. Dovremmo imparare a “sentire” la parte del corpo che si muove e avvertirne il peso, il calore, la sua posizione nello spazio. L’autopercezione aiuta a prendere coscienza di tutti i cambiamenti, anche i più piccoli, che avvengono nel corpo.Che sensazione si prova quando si muove il braccio in una direzione? E in quella opposta? Iniziare ad ascoltare e cercare di percepire le sensazioni di rigidità, di contrazione, di rilassamento, di caldo e di freddo. Sforzarsi di sentire il corpo e di capire cosa vuole comunicare.Anche nella respirazione si creano micromovimenti che le singole vertebre producono continuamente quando si respira. Si deve iniziare ad avere coscienza del corpo nello spazio; rieducare l’atteggiamento corporeo, modificare i vizi di posizione che si accentuano con il passare del tempo, evitare movimenti ripetitivi sbagliati.Facciamo tanti movimenti senza pensare: com’è possibile? I nostri schemi di movimento sono acquisiti negli anni sia consapevolmente che no; se analizziamo tali movimenti con consapevolezza potremmo avere delle sorprese in quanto non li avevamo mai vissuti, se poi cerchiamo di cambiarli con nuovi modelli consapevoli il cammino può essere lungo e richiedere molti esercizi di allenamento.Quando si impara un gesto nuovo, il cervello scompone la sequenza dei movimenti da seguire e si concentra sui particolari , inizialmente si procede per prove ed errori, guardare qualcuno che esegue i gesti che stiamo imparando accelera il nostro apprendimento. Merito dei “neuroni specchio “, ( neuroni mirror individuati da G. Rizzolati): queste cellule si attivano vedendo una determinata scena e preparano il cervello ad eseguire gli stessi movimenti che stiamo osservando.L’attività dei neuroni specchio si ripeterà con lo stesso schema anche quando il cervello ordinerà ai muscoli di muoversi. Quando il compito riesce il cervello registra il successo e nelle 6 ore seguenti lavora per memorizzare la sequenza esatta dei movimenti eseguiti. E si consolida ulteriormente se il gesto viene ripetuto nei giorni seguenti. Il movimento si fa più fluido e si può lavorare per renderlo più preciso. A rafforzare la memoria dei gesti contribuiscono le informazioni che arrivano al cervello dalle articolazioni, dai tendini e dai muscoli, qui infatti si trovano i propriocettori che tengono il cervello al corrente sulla posizione del corpo. Tratto da: www.my-personaltrainer.it
Il sistema propriocettivo nel Tai Chi Chuan
Il Tai Chi Ch’üan o Tai Chi, stile interno delle arti marziali cinesi – nato come tecnica di combattimento ed oggi conosciuto in occidente soprattutto come ginnastica e come tecnica di medicina preventiva – è praticato da secoli in Cina da giovani ed anziani; i suoi effetti benefici sulla salute, in particolare il mantenimento del controllo dell’equilibrio negli anziani, hanno attirato in modo sempre crescente l’attenzione dei ricercatori scientifici occidentali. Tra tutti i benefìci ottenibili con la pratica del Tai Chi Chuan, uno dei più evidenti è certamente il miglioramento della prontezza dei riflessi; seguono il controllo delle posizioni delle varie parti del corpo ed il miglioramento dell’agilità e del senso dell’equilibrio. Questi benefìci sono ovviamente interessanti per tutti, ma acquistano un particolare significato per gli anziani che sono i più esposti al pericolo di cadute. “Come fa un uomo a mantenere una postura diritta o inclinata contro il vento che soffia contro di lui? E’ evidente che possiede un senso attraverso il quale conosce l’inclinazione del suo corpo e che possiede la capacità di riaggiustare e correggere tutti gli scarti in rapporto alla verticale” (Charles Bell, 1837). Se chiudiamo gli occhi e proviamo a stabilire la posizione delle nostre gambe, delle braccia e della testa, troveremo che si tratta di un compito facile, basato proprio sulla propriocezione. Se ora appoggiamo i piedi sul pavimento, chiudiamo gli occhi per un minuto e, cercando di non muoverci, prestiamo loro attenzione, noteremo che con il passare del tempo perdiamo il “senso” della loro posizione, perché quest’ultimo diventa meno accurato in assenza di movimenti. Tuttavia, non appena riapriremo gli occhi, ritroveremo esattamente il senso di posizione dei piedi: gli occhi ci aiutano. Il controllo mentale dei movimenti del corpo, tipico del Tai Chi Chuan, stimola in modo intenso e dinamico le capacità di ascolto dei segnali che giungono al cervello dai nostri sensori. I movimenti aggraziati e fluidi degli arti sono di varia ampiezza e direzione e sono completati con efficacia dagli spostamenti del peso e dalle rotazioni del busto. Le posizioni ed i movimenti delle parti del corpo sono controllati con una minuziosità e con una concentrazione che non trovano riscontro in altre discipline. La consapevolezza del nostro corpo ed in generale l’integrazione tra corpo e mente ne risultano particolarmente potenziate. Le neuroscienze stanno oggi dimostrando che le informazioni sensoriali giungono da tutti gli organi di senso e collaborano nel dare un’immagine del mondo. Chi pratica il Tai Chi non solo ha una funzione cardiorespiratoria migliore, ma ottiene risultati migliori nei test relativi al controllo dell’equilibrio, alla flessibilità e alla forza muscolare. Inoltre si riduce il rischio di cadute quasi del 50%. L’equilibrio posturale necessita di acutezza propriocettiva e di un controllo neuromuscolare preciso. Il declino della propriocezione con il passare degli anni è un fattore che contribuisce alle cadute negli anziani e che può essere influenzato dall’attività fisica regolare. Le persone anziane che praticano regolarmente il Tai Chi non solo hanno evidenziato una migliore propriocezione delle articolazioni della caviglia e del ginocchio rispetto al gruppo di controllo degli anziani sedentari, ma anche una migliore chinestesia della caviglia rispetto agli anziani che praticano il nuoto o altri sport. I notevoli benefici della pratica del Tai Chi sulla propriocezione hanno come risultato il mantenimento del controllo dell’equilibrio negli anziani. L’esercizio propriocettivo sembra avere effetti migliori sul controllo dell’equilibrio negli anziani rispetto alle attività fisiche bioenergetiche (nuoto, bicicletta e corsa). Il Tai Chi richiede un movimento continuo e lento con espressioni di moto da piccole a più ampie, lo spostamento del peso del corpo da unilaterale a bilaterale e movimenti circolari del tronco e delle estremità che coinvolgono contrazioni isometriche e isotoniche. La ragione di questi benefici sembra consistere nel potenziamento funzionale dei “propriocettori” che deriva dalla pratica del Tai Chi Chuan. Tratto da: ww.my-personaltrainer.it
Nuovi riscontri per il Tai Chi
Tra i tanti studi sul Tai Chi appare particolarmente interessante quest’ultimo: il Tai Chi abbatte i parametri dell’infiammazione. Detta così potrebbe sembrare poca cosa. Eppure è estremamente importante perché anche la medicina convenzionale è impegnata, da anni, a ridurre la cosiddetta infiammazione ‘di basso grado’, che spesso accompagna l’invecchiamento. Questa infiammazione è correlata con la genesi di malattie croniche e legate all’avanzare degli anni. Per cui, se si vuole fare una vera prevenzione appare opportuno agire su questi marker infiammatori. Come facciamo? Questo studio mostra che il Tai Chi, nelle persone anziane (che non avevano mai praticato Tai Chi in precedenza), abbatte un importante marker di infiammazione (NF-kB), più di quanto si osserva con un ‘intervento educazionale’. Gli Autori dicono: questo si vede, senza assumere farmaci, con il Tai Chi, cioè un particolare tipo di attività fisica moderata (alla portata delle persone anziane), che comprende una respirazione profonda e una forma di meditazione. Il Tai Chi lo traducono in questa maniera. Lo studio di cui parliamo è firmato da ricercatori di importanti università californiane tra cui la celebre UCLA. Certo, una persona può praticare il Tai Chi semplicemente perché si sente meglio, oppure per seguire una strada di evoluzione spirituale, o anche per coltivare un’arte marziale, ma in questo post parliamo di un intervento di interesse medico. Le varie cose non si escludono a vicenda. Nuove prove della stretta connessione corpo-mente In questo studio è stato offerto il Tai Chi a persone anziane e ‘abbandonate’ a loro stesse (interrogate, dicono di soffrire di solitudine). Persone senza supporto ma che ancora possono permettersi di avere un’assistenza di alto livello, di gestire in qualche modo la loro vita. Non è così per tutti, purtroppo. Di tutti gli altri non sapremo mai nulla. Il fatto è che non sono uomini e donne che vivono una terza età serena, si sentono sotto stress, a volte hanno anche un brutto carattere, si sentono vulnerabili, portano le cicatrici di una vita e nessuno vuole avere a che fare con loro (anche i care-givers spesso ne hanno abbastanza). Ciò che emerge da questo studio, è che la sensazione di abbandono, la solitudine (senza la possibilità di scegliere: strada senza uscita), impatta su un marker fisico, misurabile con un esame del sangue. In questi casi, se non si pone un limite allo stress, consegue un aumento dell’infiammazione sistemica. Tratto da: laltramedicina.it
Tai Chi Chuan: l’arte del movimento
Abstract:L’uomo di oggi sembra non sapere più come muoversi, non ha più consapevolezza del suo movimento. Si affievolisce, altresì, la qualità dell’ascolto e quella del sentire. In questo contesto il Tai Chi Chuan può offrire l’opportunità per rientrare in contatto con il Corpo “reale”. Il suo scopo è quello di favorire l’armonia, la conoscenza dei limiti e delle potenzialità del proprio corpo per realizzare uno stato di benessere e di salute. Si lavora generalmente in gruppo, in contatto con se stessi e con gli altri. Non vi sono limiti di età o controindicazioni. Keywords:tai-chi, benessere, movimento “Chi può unire l’esterno con l’interno può anche realizzare l’unità integrale del suo essere” (Yang Cheng Fu). In questa affermazione è racchiuso il segreto di una antica disciplina del corpo, nata in Cina e dalle origini marziali, che ha saputo trasformare la propria pratica e la propria identità in una ricerca di salute e di consapevolezza. Nel Tai Chi Chuan si manifestano armoniosamente alcuni elementi fondamentali del pensiero e della cultura cinese: il valore del corpo come unità, l’importanza del movimento e il rapporto con la natura. Va ricordato altresì lo stretto legame del Tai Chi con la filosofia Taoista, soprattutto in riferimento all’aspetto più caratteristico e significativo di tale filosofia: “l’integrazione degli opposti”, simbolizzato dalla relazione delle due polarità o energie: lo Yin e lo Yang. Fu proprio Yang Cheng Fu (1883-1936), discendente di Yang Lu Chan (capostipite di una dinastia di Grandi Maestri e fondatore dello stile più conosciuto e accreditato nel mondo: lo “Yang Style”) a intuire l’importanza e i benefici della disciplina in un contesto diverso da quello marziale. Intorno al 1930, Cheng Fu sviluppò e codificò una sequenza di posizioni in movimento, “Da Jia” (in italiano “Grande Concatenazione”), comunemente chiamata “Forma” o “Forma Lunga – 108 Movimenti”. Lo scopo era quello di rendere il Tai Chi Chuan accessibile alle persone di tutte le età. La Forma Tai Chi è diventata, pertanto, un esercizio psico-fisico caratterizzato da una sequenza di movimenti lenti, armonici, circolari. Le posizioni un movimento sono chiare e semplici da eseguire. La struttura è stata elaborata in modo tale da mantenere il corpo radicato alla gravitè, centrato, bene allineato lungo l’asse verticale, bilanciato. Non c’è niente di brusco, esagerato o rigido. Non ci si oppone a qualcosa o a qualcuno, anche se i movimenti riproducono le azioni dell’arte marziale (parare, respingere, colpire con un pugno, colpire con un calcio) ma si cerca il superamento della tensione. La sua pratica consente di equilibrare le energie interne, di migliorare l’allineamento e la postura, di favorire l’integrazione mente corpo. Il suo scopo è quello di favorire l’armonia, la conoscenza dei limiti e delle potenzialità del proprio corpo per realizzare uno stato di benessere e di salute, affinare e arricchire la qualità del proprio movimento. Può migliorare la circolazione del sangue, il ritmo cardiaco e il funzionamento di tutto l’organismo (metabolismo compreso). Il movimento lento, continuo e coordinato contribuisce a sciogliere le articolazioni e a ristabilire il tono muscolare. Quando si eseguono i movimenti della “Forma” in una sequenza di perfetta unità simile a una danza, il corpo è come un piccolo universo in continuo movimento su se stesso e nello spazio, con un proprio ritmo e una propria coordinazione. In tal modo si realizza una unità consapevole della propria totalità in relazione continua con l’interno e con l’esterno. Questa “Danza del Guerriero” o “Meditazione in Movimento” viene comunemente eseguita in silenzio. E’ il Corpo che parla. La concentrazione è costante. Si lavora generalmente in gruppo, in contatto con se stessi e con gli altri. Non vi sono limiti di età o controindicazioni di sorta. Si rivolge indistintamente a Giovani e Anziani. L’utilizzo e l’apprendimento della Forma – Tai Chi, nata in una cultura e in un contesto sociale molto diversi da quello occidentale e in un’epoca molto distante dalla nostra, può essere attuale e costituire uno stimolo per l’uomo di oggi? In quale ambito può incidere? In che modo? Il progresso ha migliorato la qualità della vita ma allo stesso tempo ha reso sempre più frenetica la gestione dello spazio e del tempo. In questa frenesia, i vorticosi ritmi odierni coinvolgono e, a volte, sconvolgono in modo tale da alterare e cambiare la relazione spazio/tempo. Chi rischia di pagarne le conseguenze è il corpo che diventa sempre più virtuale e sempre meno reale. L’uomo di oggi sembra non sapere più come muoversi o meglio non ha più consapevolezza del suo movimento. Non misura le azioni che compie partendo dalle sue reali possibilità e dai suoi limiti (intesi come libertà e non come coercizione), ma tende a sconfinare in una “attività” motivata da spinte e stimoli, spesso, molto più grandi di lui, che sono il frutto più della sua mente che del suo corpo. Agisce, spesso e volentieri, meccanicamente, privo di naturalezza, di spontaneità e con comportamenti stereotipati. Sembra essere immerso in un quotidiano e costante contatto con uno spazio e un tempo diversi da quello presente. Una realtà virtuale, questa, che lo sta allontanando da se stesso e che può generare la perdita del senso del qui e ora, del senso dell’esistere (essere nel tempo e nell’attuale realtà). L’uomo moderno sembra non essere più padrone della propria azione. Non è più in grado di fermarsi. Si affievolisce, altresì, la qualità dell’ascolto e quella del sentire. Più che esprimere un movimento libero e spontaneo sembra essere prigioniero del suo corpo nel suo corpo. In questo contesto il Tai Chi Chuan può offrire l’opportunità e costituire una valida occasione per riprendere e rientrare in contatto con il Corpo “reale”. L’approccio a questo apprendimento deve però prevedere e comprendere anche un lavoro più ampio e generale sul movimento e sulle leggi che lo governano. Uno studio profondo e introspettivo. Una ricerca che affronti tutti quegli elementi e quegli aspetti propri del Corpo e del Corpo che si muove. Un lavoro che apra le porte alla funzionalità delle azioni e sia ambito di conoscenza e di consapevolezza. Deve far leva sull’ascolto e sull’attenzione per sviluppare
Benessere del Tai Chi anche per chi è su una sedia a rotelle
Il Tai Chi in aiuto di chi è costretto su una sedia a rotelle e deve fare i conti con l’immobilità. Oltre al problema personale per cui una persona è costretta su una sedia a rotelle, c’è anche quello della perdita di autonomia, autostima e l’immobilità fisica che già da sé può dare diversi disturbi fisiologici. Per promuovere il benessere psico-fisico delle persone su sedia a rotelle, un esperto di arti marziali tradizionali dell’Università del Tennessee (Usa) ha sviluppato un programma speciale che comprende 13 posizioni utilizzate nel Tai Chi, studiate appositamente per chi soffre di questo problema.Ne dà notizia la rivistaTechnology and Innovation – Proceedings of the National Academy of Inventorscon un articolo in cui si riporta come il dottor Zibin Guo abbia adattato 13 delle 24 posizioni tipiche del Tai Chi per tutti quelli che non svolgono alcuna attività fisica – come il 73 percento degli americani costretti su sedia a rotelle. In questo modo, secondo Guo, si può trasformare la sedia a rotelle da un dispositivo di assistenza a uno strumento di espressione artistica ed emancipazione. «Troppo spesso, le barriere sociali e culturali scoraggiano le persone con disabilità fisiche dalla partecipazione ad attività di fitness – spiega il dottor Guo – Il Tai Chi da sedia a rotelle può essere praticato da seduti per chi ha bisogno di semplicità, basso impatto, esercizio per la parte superiore del corpo attraverso l’integrazione del movimento della sedia a rotelle con i dolci, dinamici e fluenti movimenti del Tai Chi. Solleva lo spirito e offre ai praticanti un senso di comando dello spazio». Se si tiene conto che nel mondo sono milioni le persone che vivono su una sedia a rotelle, si può calcolare l’impatto che avrebbe la possibilità di offrire a tutti coloro che lo vogliono un mezzo per sentirsi meglio fisicamente e psicologicamente. Ottenendo anche benefici sulla salute generale e, magari, prevenendo molte delle malattie dovute alla posizione forzata e l’immobilità.«Studi condotti in Cina e altrove, suggeriscono che questi individui, specialmente quelli su sedia a rotelle, hanno una significativa più bassa autostima e sono più vulnerabili alla depressione – aggiunge Guo – La logica alla base dello sviluppo del Tai Chi per sedia a rotelle quale fitness e ricreativa alternativa per persone con disabilità deambulatoria è stata prima di tutto basata sui benefici documentati del Tai Chi in termini di salute, accessibilità, basso costo e accettazione nella cultura popolare. In secondo luogo, è basata sui vantaggi per la salute e il fitness che questo Tai Chi modificato potrebbe avere per le persone con compromissione della funzione deambulatoria». I movimenti studiati per i disabili dal dottor Guo permettono a chi è su una sedia a rotelle di praticare tutta una serie di movimenti nella parte bassa della schiena, dell’anca, nonché della parte superiore del corpo con spalle, braccia, mani, collo, testa e così via. In più, sottolinea l’esperto, questi movimenti contribuiscono a migliorare la circolazione sanguigna e linfatica interna – cosa non da poco. FONTE:Zenon.it
Il Tai Chi allunga la vita
Il Tai chi allunga la vita: lo rivela un maxistudio che ha coinvolto oltre 61 mila maschi cinesi ed è stato pubblicato sulla rivista American Journal of Epidemiology. Condotto da Xianglan Zhang della Vanderbilt University School of Medicine in Nashville in Tennessee, lo studio dimostra che gli uomini che praticavano regolarmente Tai chi avevano un rischio di morire ridotto del 20%. L’esperta ha studiato il campione per svariati anni, dividendolo in gruppi a seconda del tipo di esercizio fisico che praticava o dello stile di vita sedentario. Il Tai chi è un’antica arte cinese basata su movimenti lenti, equilibrio e concentrazione: durante la pratica ci si aiuta infatti con la concentrazione per mantenere a lungo determinate posizioni del corpo. In studi condotti in passato il Tai chi è risultato benefico contro i sintomi del morbo di Parkinson. Nel nuovo studio è emerso che i cinesi che praticavano Tai chi regolarmente, benché mediamente più anziani e sovente con malattie croniche rispetto al resto del campione osservato, avevano un rischio di morire ridotto del 20% rispetto a chi non praticava esercizio fisico.
Cos’è il Qigong
Con il termine Qigong ci si riferisce ad una disciplina composta da esercizi atti a migliorare la quantità e la qualità dell’energia (Qi in cinese) circolante all’interno dell’organismo..La nascita di questa antichissima arte del respiro si perde nella notte dei tempi ed è impossibile datarla in modo preciso.Anche se non esistono sufficienti riferimenti storici al riguardo,si presume che la storia del Qigong abbia inizio prima dell’agopuntura,la quale fa riferimento all’imperatore Giallo Huangdi con il libro “Neijing Suwen il classico di medicina interna”a lui attribuito.Tradurre il termine Qigong è molto difficile in quanto non esiste un termine italiano per definire precisamente la parola “Qi”,comunque volendo dare un significato alla parola Qigong potremmo sommariamente interpretarla come :“Esercizio Respiratorio” oppure come “Lavoro del Qi”,ovvero la forza proveniente dal lavoro con il Qi.Anticamente la pratica del Qigong era conosciuta con termini differenti da quello attuale come ad esempio;”Tu gu na xin” (lett. Espellere il vecchio e assorbire il nuovo), “Xing qi”(far circolare il Qi),”Yangsheng gong”(Nutrire la forza vitale) oppure” Dao yin” ( Guidare e condurre) L’ideogramma Qi si divide in due parti,quella superiore che rappresenta del vapore che dalla terra sale verso il cielo, e quello inferiore che rappresenta un chicco di riso.Ovvero il riso che produce vapore durante la cottura.Il secondo ideogramma Gong, è composto anch’esso da due elementi: a sinistra abbiamo gong che indica il “lavoro”,mentre a destra abbiamo Li che indica la “forza”.(ad indicare la difficoltà e la perseveranza nell’esercizio)Attraverso una perfetta sincronia tra i movimenti del corpo,le fasi respiratorie e la partecipazione della “visione”mentale,è possibile aumentare la quantità di energia entrante nell’organismo e dirigerla verso siti specifici dove essa è in grado di svolgere delle reazioni molto precise.In Cina esistono moltissime forme di Qigong,associate ad altrettante numerosissime scuole,ognuna delle quali possiede caratteristiche proprie e tecniche che apparentemente possono apparire diverse l’una dall’altra,anche se in fondo ,tutte condividono lo stesso lavoro.Un tempo gli stili di Qigong facevano parte dei beni ereditari di famiglia,essi venivano trasmessi dal padre al figlio e rimanevano patrimonio dei componenti di quel clan e di altri pochi fortunati allievi,solo dopo il 1900 questi antichi metodi sono stati rivalutati,uscendo finalmente dall’ombra e svelando in parte le loro caratteristiche.È infatti da questo periodo in poi,che i Cinesi si sono dedicati al recupero di queste antiche forme,riuscendo a salvarne diverse,le quali sono poi arrivate fino ad i giorni nostri.La costante pratica del Qigong è indirizzata principalmente al miglioramento del proprio stato di salute,(sia fisico che psichico)motivo per il quale questa pratica è parte integrante della Medicina Tradizionale Cinese.Con il Qigong si agisce principalmente sul Qi dell’individuo,sbloccando eventuali ingorghi energetici,aumentando e favorendo la circolazione di sangue e energia,nutrendo e rafforzando la quota energetica totale e dirigendo quest’ultima verso aree specifiche del corpo,al fine di aiutarlo nelle malattie o per utilizzi tra i più disparati.Il Qigong regola le funzioni corporee agendo sia sulla componente fisica sia su quella psichica.Per la pratica infatti è necessario agire sia sul controllo e coordinazione dei movimenti,sia sul controllo del respiro e della mente,la quale deve essere portata lentamente verso una situazione di quiete e di calma.Da questa pratica si ottiene un aumento delle capacità di resistenza alle malattie e un aumento del controllo degli stati emotivi.Inoltre la quiete interiore favorisce le funzioni del sistema nervoso,rendendole molto più controllate ed efficienti.Migliora la qualità del sonno e favorisce un maggior controllo degli stati ansiosi,garantendo un riposo di qualità.La dilatazione dei capillari durante la pratica,garantiscono una migliore circolazione sanguigna e un ridotto carico cardiaco.Anche la funzione respiratoria ne giova,aumentando l’espansione diaframmatica e l’ossigenazione cellulare che di conseguenza favorisce un aumento dell’energia dell’intero organismo.Anche gli organi e i visceri ricevono un effetto positivo dalla pratica del Qigong,infatti ne consegue un “massaggio interno” che agisce direttamente su ognuno ,migliorando le loro specifiche funzioni,come la peristalsi intestinale,la produzione dei succhi biliari e digestivi,il transito alimentare e quello tossinico. Senza ombra di dubbio,l’arte del Qigong è un bene troppo prezioso per non essere condiviso con tutte le persone del mondo,esso è alla base della salute e la salute resterà sempre il più grande di tutti i beni.